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L'ERA ROCCO 1951-1961

Nella storia di ogni nazione, di ogni città, di ogni vita, c’è sempre un periodo definito Età d’Oro. Un tempo più o meno breve in cui gli dei sembrano guardare dalla nostra parte, seguire con occhio benevolo le quotidiane fatiche di uomini che verranno ricordati in eterno. Esiste ovviamente un’Età d’Oro anche per i club calcistici. L’Inter di Helenio Herrera, il Napoli di Maradona, il Cagliari di Gigi Riva, il Verona di Osvaldo Bagnoli, la Sampdoria di Vialli e Mancini, il Milan di Capello e degli Invincibili ... e ovviamente il Padova di Rocco.

Nel calcio questa belle époque viene spesso ricordata con il nome del principale artefice dei successi di quel fortunato periodo. Così, per il Padova, gli anni che vanno dal 1955 al 1961 verranno per sempre ricordati come l’Era Rocco, anche se il merito delle vittorie di quegli anni straordinari va senz’altro diviso tra l’allenatore triestino, i panzer, come il tecnico chiamava i suoi giocatori, e il palcoscenico sul quale questi grandi attori si sono trovati a recitare: lo stadio Appiani. Un catino ancora amatissimo dai tifosi biancoscudati, in cui l’architettura era al servizio della passione sportiva e catalizzava il calore dei tifosi, esaltati dalle gesta dei loro beniamini e a loro volta capaci di esaltarli, facendoli sentire allo stesso tempo protetti e minacciati.

Sì, perché venire a Padova da avversari in quegli anni faceva venire il mal di testa a molti campioni blasonati, ma anche chi era di casa non poteva permettersi domeniche di riposo in campo, pena qualche “rimbrotto” fischiato o gridato a pochi metri di distanza da migliaia di accalorati padovani.

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